Il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci è la prima istituzione italiana costruita ex novo per presentare, collezionare, documentare e promuovere le ricerche artistiche più avanzate.

Dalla sua apertura nel 1988 ha prodotto una vasta attività espositiva e di documentazione sull’arte contemporanea, numerosi programmi didattici, spettacoli ed eventi multimediali. Ha raccolto in collezione oltre mille opere che mappano le tendenze artistiche dagli anni ’60 ad oggi: pittura, scultura, cinema e video, installazioni, opere su carta, libri d’artista, fotografie, grafica, arti applicate e progetti commissionati, rappresentano oggi una sintesi concreta delle ricerche critiche e delle scelte curatoriali che hanno formato l’identità del Centro Pecci e dell’arte contemporanea in Toscana.

La collezione in fieri, le attività espositive continue e i vari programmi culturali per il pubblico sono affiancati dal CID/Arti Visive, il cui archivio e biblioteca specializzata offrono agli studiosi un patrimonio di circa 50.000 volumi tra cataloghi di mostre e collezioni, saggi e monografie, un’emeroteca di 300 riviste italiane e straniere, una sezione audiovisivi e una significativa raccolta di manifesti, inviti e comunicati stampa, guide di musei, cataloghi d’asta e bollettini bibliografici.

Il Centro Pecci è stato recentemente rinnovato con l’avvenieristico progetto ad anello commissionato all’architetto olandese Maurice Nio che riqualifica e potenzia l’edificio postmoderno progettato negli anni ’80 dall’architetto fiorentino Italo Gamberini, adeguando la sede al ruolo culturale di centro propulsore della “Rete Regionale per l’Arte Contemporanea”.

Il museo è nato nel 1975 grazie alla consistente donazione di Loriano Bertini, ex industriale del tessile e collezionista d’arte, poi ampliata con apporti pubblici e privati fino a raggiungere un insieme di più di 6000 campioni di tessuti, oltre a macchinari e strumenti.

Inaugurato inizialmente nell’Istituto Tecnico Industriale Tullio Buzzi, dal maggio 2003 ha trovato la sua sede definitiva in una parte degli ambienti restaurati della ex Cimatoria Campolmi. Interamente dedicato all’arte e alla tecnologia del tessile, presenta il suo ricco ed eterogeneo patrimonio secondo sezioni tematiche e cronologiche, dall’antichità alla contemporaneità. Gli oggetti sono presentati a rotazione, compresi i materiali e i tessuti del Novecento, da quelli del futurista Thayaht e di Gio Ponti a quelli di artisti come Raoul Dufy. Oltre ad uno spazio per le mostre temporanee, il museo possiede una ricca sezione documentaria e una biblioteca specializzata.

Al terzo piano del Palazzo Pretorio, dopo una sezione dedicata ad artisti pratesi dell’Ottocento, si apre un vasto salone dedicato alla cultura artistica tra Ottocento e Novecento.

Nel recente riallestimento del museo, riaperto nel 2013, sono visibili alcune opere di pittori legati al territorio, come Ardengo Soffici e Arrigo Del Rigo, ma sono anche scenograficamente valorizzate le opere di Jacques Lipchitz donate al Comune di Prato dalla Fondazione Jacques e Yulla Lipchitz di New York.
Si tratta di un corpus di 21 sculture e 43 disegni del celebre scultore, che ne documentano il percorso artistico dal cubismo fino agli anni più recenti.

A Poggio a Caiano, dove Ardengo Soffici (1879-1964) aveva vissuto dal 1907 per quasi tutta la vita, è aperto dal 2009 uno spazio dedicato alla sua opera artistica, allestito al primo piano delle Scuderie Medicee.

Sorto grazie all’aiuto di raccolte pubbliche e private che hanno messo a disposizione opere dell’artista in comodato d’uso al Comune di Poggio a Caiano, si dispiega secondo un sintetico ma efficace percorso che affronta le tappe fondamentali della sua carriera artistica, dai primi decenni del Novecento – dove è riconoscibile l’adesione alle poetiche del postimpressionismo, del futurismo e del cubismo – attraverso il recupero figurativo degli anni ’20 fino agli anni ’50.

Alle sale del museo, concepito come “aperto” e “mobile”, come una sorta di mostra permanente, si affianca un vasto ambiente destinato alle esposizioni temporanee, tese soprattutto ad approfondire la figura di Soffici nel contesto nazionale e internazionale. Ad analizzarne la sua personalità di poeta, narratore, critico d’arte e attento testimone del proprio tempo, concorre la sede di un centro studi e una biblioteca specializzata.

Leonetto Tintori (1908-2000) è stato un artista poliedrico che ha sperimentato tecniche e materiali diversi, spaziando dalla pittura alla scultura, dal mosaico alla scagliola, ma anche restauratore di fama internazionale.
Insieme alla moglie Elena acquista nel 1935 una casa in località Vainella e la attrezza a scuola d’arte, per donarla nel 1983 al Comune di Prato, affinché sia destinata ad attività artistiche e culturali. La casa è circondata da un giardino, disseminato di sculture realizzate da Tintori, prevalentemente in ceramica, e dominato dalla grande Arca, costruita dall’artista per custodire le ceneri proprie e della moglie. La casa è arredata con estrema semplicità, con mobili e opere di epoche diverse, comprese alcune dello stesso Tintori.

Il Laboratorio per affresco cura le visite alla casa e al giardino, ma soprattutto, partendo dalle esperienze di Tintori, svolge attività didattiche sulle tecniche della pittura murale e della ceramica artistica.

A Seano, dove Quinto Martini (1908-1990) è nato e cresciuto, si estende un vasto parco museo nel quale 36 sculture, fusioni in bronzo da opere realizzate tra il 1931 e il 1988, raccontano del suo percorso artistico, evocando in molti casi i personaggi e la vita del luogo.

Inaugurato nel 1988, è opera antologica e biografica, di sapore intimo ma al tempo stesso di destinazione pubblica e pensata per la collettività.
Lo stesso scultore aveva creduto e partecipato attivamente alla nascita del parco, operando innanzitutto una scelta tra le sculture che riteneva più significative e adatte alla destinazione, seguendo con attenzione le fusioni, affiancando l’architetto Ettore Chelazzi nel compito di disporre le sculture all’aperto – su piedistalli in mattoni – riqualificando così quello che era inizialmente un semplice triangolo di campo tra il vecchio borgo e il nuovo tessuto urbano.
In prossimità del parco è la casa-studio dell’artista, della quale è prevista l’apertura a museo.

Nel 1983 il Ce.Pa.C. (Centro di Promozione Artistico-Culturale) di Prato, la Pro Loco di Luicciana ed il consiglio comunale di Cantagallo, si uniscono per dare vita a una mostra collettiva, a cadenza periodica, in cui gli artisti sono chiamati a intervenire, con opere pittoriche e sculture appositamente realizzate, sulle facciate degli edifici di Luicciana e in luoghi pubblici, per così rinnovare e riqualificare il borgo e il contesto naturalistico e artistico dell’alta valle del Bisenzio.

L’insieme delle opere poste all’interno del Palazzo Comunale con quelle che costituiscono il “museo all’aperto” è dunque il risultato di queste mostre e si compone di lavori di artisti pratesi e di maestri di fama internazionale. Alla fine degli anni ’90 il progetto si è ampliato con istallazioni di Maurizio Faggi, Vittorio Corsini, Tom Claassen, e nel 2008 con l’intervento ambientale di Giuliano Mauri.